Cyber attacchi: le lacune delle PMI
Sono molti gli studi effettuati in questo settore e dalla totalità emerge che l’84% delle PMI italiane risulterebbe impreparato nel caso di cyber attacchi. Dal 2020 sono aumentate le ricerche in questo settore, anche a causa dell’emergenza sanitaria che ha visto moltiplicarsi gli attacchi e ridursi gli investimenti sulla cybersecurity da parte delle piccole e medie imprese.
Le nuove modalità di lavoro da remoto
L’emergenza sanitaria ha cambiato il modo di lavorare delle PMI italiane. La nuova gestione da remoto ha concesso un aumento a piede libero dei cyber attacchi, che nel solo primo semestre del 2020 hanno colpito il 63% delle aziende.
Per far fronte a questo dilagante problema, si è pensato a diversi accorgimenti da mettere in atto. Fra le soluzioni proposte c’è quella di impiegare accessi da remoto tramite connessioni criptate o VPN, con doppio livello di autentificazione. In caso di presenza di cloud, dovranno essere previsti controlli costanti dei dati e anche dei firewall. Qualora si presentassero indirizzi IP sconosciuti e sospetti, dovranno essere subito inseriti in una black list per bloccarne l’attività.
Cosa fare per colmare le lacune delle PMI
Per far fronte a questo problema occorre sensibilizzare le imprese, trovando soluzioni, ma anche mettendo a disposizione delle figure esperte di questo settore, per proteggere dati e tecnologie delle stesse PMI. A tal proposito, ci si può affidare ai CISO, Chief Information Security Officer.
Si tratta di figure preposte alla sicurezza aziendale e anche alla formazione del personale. Sono inoltre in grado di definire un budget che l’azienda in oggetto d’esame dovrebbe predisporre in ambito di cybersecurity. Quello dei cyber attacchi non è un fattore da sottovalutare, in quanto sono in grado di provocare ingenti danni economici alle PMI. Danni all’immagine e alla reputazione del brand, possono innescare reazioni a catena deleterie al bilancio alle aziende.